A cinque chilometri circa da Novara di Sicilia, in un` ampia vallata aperta a finestra sul mar Tirreno, sorge il piccolo centro di S. Marco; per le sue poche case sparse dal volto moderno sembrerebbe un luogo senza storia, ma, anche se non vi sono notizie certe sulle origini di questo villaggio, alcune case sorgevano, certamente, già ai tempi degli ultimi imperatori romani.

Alto si leva il volo dei corvi,
dai placidi giri.
L'acqua, dalla montana sorgente,
scorre nel torrente, gorgogliando.
Nei capanni di erica e ginestra,
non sosta più il pastore augusto,
dai bigi capelli,
che intonava, sommessa, una nenia,
nel tempo lontana, a S. Marco...!
Con i monti e le valli
che ti circondano,
con le strade che si dilungano.
si dirupano, s'inerpicano.
con gli orizzonti che si stagliano
magnifici al vento di libeccio.
che rosseggiano al sole di luglio.
che s'imbrunano al suo tramonto,
sei, un piccolo e dolce mondo... S. Marco!
Sono i monti che ti favoleggiano
favole remote
e ti sussurrano echi di bufera,
nelle notti del passato....'
Sono i torrenti, con le rocce, con gli antri,
che poetano, per te,
nell'ombra e nella luce,
con versi diversi.
L'aquila, sull'impennato tuo Pizzo,
incoronato da un diadema di nubi,
grifagna, sorvola e si posa... !
Dalla sommità,
sì dirupano i ricordi
e s 'assopiscono in pascoli di memorie,
su giacigli di pietra, su greppi,
su balze e su poggi...
Bello sei, villaggio mio,
dice il Sammarchese,
come l'azzurro del cielo a primavera,
come il canto della natura al suo risveglio,
come l'olezzo che si diffonde allo sbocciar di un fiore,
come il verso più bello della poesia del cuore... !
                                                         UGO DI NATALE  

Se vedi a mezzogiorno un pizzo
brillar del rosso di una luce celeste,
guarda verso i suoi piedi,
udirai il cantico di greggi
che raccontano la vita di questa vallata,
vedrai il correre delle nostre giornate
perdute nel silenzio di un lavoro,
dove, il ritmo dei nostri campi,
racconta la nostra storia,
e giungendo nella piccola chiesa,
tra la parola e l'Eucarestia,
troverai due grandi nostri maestri
che da secoli sono la nostra guida.

Storia

l Paese di S. Marco trova le sue antiche origini ai tempi degli ultimi Imperatori Romani. A testimonianza di questo due strade romane che circondano l`abitato, lungo le quali sono state trovate, secondo la testimonianza del Borghese, molte monete antiche. Una diramazione da Mylae passa per la Russa, Zabella, Gravà, Piani; l’altra da Tyndaris, attraverso Campogrande, discende e si arrampica per Carrubberi, Macciorci, Piani, e si congiungevano ai piedi della Rocca Salvatesta alla via Consolare, che da Noa portava a Tauromenium. Testimonianza dì uno straordinario passato della valle sono i ruderi delle Chiesa Basiliana di "Santa Nicoa" e le cinte murarie di monte Pirgo a nord; la chiesa di San Felice e gli arredi sacri di una splendida cappella del 600, ormai scomparsa nel centro storico del paese. La Chiesa di Santa Nicoa risale all’epoca bizantina, ai tempi in cui i seguaci di Basilio di Cesarea, poi San Basilio, al seguito dei soldati bizantini, vennero in Sicilia. La distruzione avvenne, come si evince da numerosi documenti, in due infausti momenti: l’alluvione del 1616 e il terremoto del 1669, che l’ha danneggiata irrimediabilmente. Oggi della superba costruzione bizantina restano solo le basi perimetrali su un picco roccioso accessibile alle capre e agli esperti studiosi amanti del luogo basiliano. Sul monte Pirgo sopravvive la cinta muraria a forma di quadrilatero della città sicana del Longane, che risale al VI/V sec. a.C, assieme ad una necropoli della stessa epoca. La chiesa di San Felice, nel centro storico del paese, secondo alcuni studi, sarebbe anteriore al 1131, e quando Ugo di Cistercio, poi Sant’Ugo, giunse in questi luoghi per portare a termine, A Badiavecchia, il monastero cistercense di Santa Maria La Noara, iniziato da Ruggero II, a San Marco c’era l’edificio religioso. Ancora oggi si può ammirare della bella e strana costruzione un portale murato in pietra; ai lati, in seguito al terremoto del 1669 in cui la Chiesa fu danneggiata, furono costruiti grossi contrafforti - delfini -, sempre in pietra, ancora oggi visibili. La chiesa di San Pasquale (1660), patrono del villaggio fino al 1905, è stata rasa al suolo alla fine degli anni cinquanta. Ha preso il suo posto l`attuale chiesetta da poco restaurata per le vistose crepe che si erano create sul tetto e sulle mura. La valle era un tempo ricoperta da alberi secolari di noce e di gelsi, infatti già dal XII secolo vi era uno dei più fiorenti allevamenti di baco da seta della Sicilia, che sopravvisse fino al secondo dopoguerra. Oggi il paese avvolto in un manto di folti querceti è abitato in prevalenza da pastori e contadini per la rigogliosità e fertilità delle terre prima in mano ai notabili novaresi tra i quali gli Stancanelli Gli abitanti, immemori del passato delle loro “trazzere” e della storia della loro valle conducono un’ esistenza in armonia con Dio e la natura.

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