Il Paese di S. Basilio sorge in una grande vallata, agli inizi dei monti dei Nebrodi, che proprio questo nome ci riporta al grande mistero della preistoria: Nebros, in greco cerbiatto che suggerisce antichi boschi popolati da cervi veloci, di daini, di orsi, di quella fauna che per secoli fu padrona di queste montagne.

 

Terra di lavoro
E di sacrificio,
di bucolica solitudine,
alle pendici dei primi nebroti monti,
lambiti dalle acque di tre torrenti
dagli antichi echi sinistri.
Valle di gente taciturna,
avezza al silenzio e alle lontananze…!
Tra il fitto e lussureggiante bosco,
un eco dolcissima di gorgheggi
di vari uccelli si spandeva,
mentre quella dei mugolii dei primi abitatori
mesolitici si diffondeva
verso l’alta corona di cime montuose,
in inverno ammantate di neve.
                                             Ugo Di Natale

Nel paese di San Basilio
siamo lieti di farvi conoscere
uno squarcio di natura baciata dal sole,
e dell'incanto di una storia
che siamo fieri di custodire
noi che vi abitiamo lontani dal frenetico
caos della vita della città,
dove ognuno vive nella sua isola,
vi accogliamo con il calore dell'amicizia,
e vi aspettiamo affinchè assaporiate
la vera civilità della famiglia.

Storia

S.Basilio, frazione di Novara di Sicilia, isola linguistica gallo-italica sulle propagini nord-orientali dei Peloritani.
Era un tempo un Feudo esisteva prima della venuto dei Cistercensi e comprendeva fino agli anni 60 tutto il territorio di Badiavecchia. 
Delle monete antiche ritrovate danno la conferma della sua antica esistenza che potrebbe risalire al 403 a.c.. In quegli anni alcuni profughi di Naxos, si diressero verso le nostre contrate e si stabilirono nella ondulata, boscosa che oggi porta il nome di contrata Greco. Questa stora ha la sua origine nel 735 a.c. quando i Calcidesi di Calcide Eubea, fondarono la prima colonia greca in Sicilia a Naxos. Nel 403 a.c. Naxos fu distrutta da Dionigi e i superstiti  fuggirono verso le montagne sparpagliandosi sulle pendici del monte Tauro fondando Taormina, tra gli abitanti di Messina anche nel mercato di Siracusa fu venduta una parte di questi sopravvissuti. Il territorio novarese accolse così una parte di questa popolazione, essi parlavano l’attico. 
La storia ci racconta che nel 820-829 con Michele di Balbo e Teofilo i monaci basiliani ormai presenti nella sicilia furono imprigionati e esiliati, dall’876 con Basilio I il Macedone avveniva la restaurazione del dominio Bizantino nell’Italia Meridionale. Si evince che il territorio di S. Basilio oltre ad ospitare i profughi di Naxos fu scelto come sede da parte dei Basiliani, che erano stati dietro l’ondata degli Eserciti di Bisanzio e in Sicilia vi rimasero per 400 anni. Una terzo insediamento dei greci vi fu quando i Saraceni distrussero Novara. I fuggiasci di Naxos, rimasti sull’alta Novara, che parlavano il greco, andarono ad abitare nell’attuale borgo di S. Basilio, dove ancora oggi c’è una diversità della pronuncia.
Con la loro venuta i monaci Basiliani scelsero come protettore S. Basilio.
Queste vallate ebbero una grande trasformazione con la venuta di Ugo e Cistercensi che oltre a spiazzare via la liturgia bizantina e tutta la cultura greca diede una svolta a tutta l’attività di questi posti che vedevano come punto di riferimento il monastero fondato da Ruggero II che aveva affidato a questi monaci il Feudo di S. Basilio.
Agli inizi del Novecento abbiamo un ulteriore trasformazione del territorio che venne spaccato in due parti: una parte definendola Badiavecchia che sposava ideologie politiche legate alla democrazia cristiana e una parte definendola S. Basilio che sposava ideologie comuniste, che rivelava la stanchezza di un popolo che era stanco di rimanere sottomesso a certi poteri e che rivendicava quei diritti e quei doveri di uguaglianza. Queste idee creando negli anni una generazione ostile alla nuova Chiesa, che nasceva in questo borgo, ancora oggi vi si trovano segni evidenti nella gente anziana. Questo secolo ha lasciato difficili ricordi di dure lotte con l’allora Parroco P. Buemi Antonino, ma anche con successori Sacerdoti che, non considerando la profondità di questi animi, additavano questo popolo come gente ostile alla fede e non comprendevano che era tale atteggiamento a diffondere un animo di difesa e di sofferenza. Tutto questo permise  l’accesso e l’accoglienza verso altre professioni religiose, come i Testimoni di Geova e i Pentecostali. Questo periodo oscuro a fatto sì che nella mentalità sociale ed ecclesiale del nostro tempo si insinuasse un pensiero ed un giudizio, che difficilmente si riesce ad abbattere, che definisce e giudica questo borgo come un paese popolato da gente ostile e difficile, cosa che di fatto non è più. L’Emigrazione verso la Svizzera oltre ad essere creata da una sempre più crescente mancanza di lavoro dobbiamo anche riconoscere che fu causata anche dall’oppressione e dall’emarginazione che questa gente subiva. In quegli anni il desiderio di libertà e di ricerca di una vera dignità fece partire tanta gente. Quelli che sono tornati hanno voluto rivendicare quanto avevano subito, dimostrando l’altezza dei loro animi nelle nuove costruzioni e nelle grandi opere che però ormai non trovano spazio e valore in questo tempo di animi spenti e stanchi, in questo clima dove tutto sembra spegnersi e dove le aspre lotte di generazioni avverse hanno ceduto il posto ad un animo di spettatore che attende ormai la tragica fine di tutto.
Pur nonostante questo clima ancora una fiammella arde accesa senza arrendersi, questa è la Chiesa nata negli anni 60 eretta a Parrocchia nel 1944. 
Fino al 1960 per tutte le contrate della vallata l’unica Chiesa è stata quella di Badiavecchia. Certamente S. Ugo, insieme ai Cistercensi, ha voluto conservare la devozione di S. Basilio e prolungarla nei secoli. Nel 1960, costruita la nuova chiesa nel borgo denominato S. Basilio, si divisero le due borgate, si crearono due comunità distinte dove ognuno si sente geloso delle sue terre e delle sue tradizioni. Negli anni 40 si commise un grande errore poiché proprio Badia Vecchia, centro storico di grande importanza è madre di una lunga tradizione di Fede, patrimonio storico è l’unico simbolo che unisce tutto Novara di Sicilia passò in secondo piano lasciandola nell’abbandono e non considerandola nel nome della Parrocchia. Errore ricommesso nel 1986 quando è stata unita giuridicamente con la Parrocchia di S. Marco.
Nonostante questi errori non vi è nessun sentimento ostile ne di superiorità negli animi della Comunità anzi animata da tanto entusiasmo oggi è faro di luce. In questi ultimi anni grandI iniziative hanno voluto dimostrare e cambiare tanti giudizi infondati. Una grande tappa è stata quella della Consacrazione della Chiesa il 2 Luglio del 1995 per opera dell’allora Parroco P. Paolo Impalà. Oggi risplende una bella Comunità che ogni anno con tanto entusiasmo fa risplendere nella settimana di Luglio un festa di grandi iniziative che, oltre ad essere anima di tanti progetti, trasforma Il paese in una cittadella animata da gente che viene da ogni parte, e che nelle serate riempie la nostra piazza: da sottolineare anche l’impegno e la presentazione di costosi spettacoli di alto livello che ogni anno vengono realizzati. Queste attività anno permesso la ristrutturazione e l’ampliamento dei nostri locali, e della nostra Chiesa che risplende oggi in una bellezza che lascia tutti incantati. Tante altre iniziative sono state realizzate in questi anni come la bella Immagine della Madoninna che risplende al lato dell’altare e la realizzazione dell’Antica festa di S. Basilio con la preziosa Immagine che è custodita a Badiavecchia e che ci fa rivivere un antico passato che non vogliamo cancellare, combattendo quelle accese ancora idee di qualche anziano che, considerandosi comunista, vede in questa festa la Badivecchia democristiana, non riuscendo a solcare un passato più antico dove, questi due popoli, erano in quel tempo uniti attorno al loro Protettore.


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