Epistolario



PASSIAMO ALL’ALTRA RIVA

BUON ANNO LITURGICO!!! ... pronti a sfidare le onde

Tuonano le parole, che corrono
lungo i versi della storia!!!
    ...eco di sentenze; rantoli di lamenti; ritmi lenti di una religiosità
dal cui pentagramma si ergono effusioni d’incenso, fascino della tradizione; subdole dell’informazione, il cui vocabolario subliminale porta i diritti di autore di un economia che trascina nel baratro i piccoli e gli indifesi, che non avendo spina dorsale, vengono scaraventati per terra, lasciandoli morire lentamente, asfissiati da una cultura senza ossigeno; marchingegni educativi, che per secoli formano eserciti di preti, soldati di Cristo, (operatori pastorali, nell’epoca moderna col fascino di vocaboli nuovi ma nella sostanza cambia ben poco), che con il telaio, non più di legno e di ceci sotto le ginocchia, ma con gli strumenti multimediali della moderna psicologia, ipnotizzano le menti intessendo l’elegante e fascinoso abito nero, dove di vero c’è solo il richiamo del lutto della nostra vera identità…

E tu Maestro che sei venuto a fare in questa terra?
“Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”  (Lc 4, 34).
Ci dai ancora fastidio. Non hai compreso che agli esseri umani è piaciuto eliminarti,
i tuoi versi sono belli, le tue parabole affascinanti, rendono attraenti i nostri congressi,
spettacolari le nostre missioni popolari, sfondano di successo le nostre visite pastorali.
Sai Maestro in questo siamo stati molto estrosi nella storia: biblioteche, tradizioni, arte, monumenti…
non ci piaci solo tu, troppo pericoloso!!!
Non hai un indirizzo, ne un email, ne un numero di cellulare.  
Te ne esci con una risposta strana dinanzi ad una domanda impertinente per te: “Venite e vedrete” (Gv 1,39).
Non si capisce da che parte stai:
adorato a Betlemme da alcuni stranieri chiamati Magi, da pastori peccatori pubblici,
te la prendi con gli scribi e i farisei e ti siedi a parlare con Nicodemo,
in Samaria ti siedi a parlare con una Donna di 5 mariti
e un’altra di facili costumi, liberata dalle pietre, l’ammetti ai sacramenti.
Siamo in crisi, come dobbiamo convincerti che anche tu devi rispettare la legge???
Anche per te è stato emanato il“dpcm”!!! Forse non ce ne siamo accorti!!!
Nessuno riesce a convincerti, ci aveva provato Pietro amico intimo,
Giuda però aveva capito che i 30 denari valevano di più delle tue scelte
così come le 10€ di una celebrazione eucaristica detta in 30 minuti facendo contenti tutti, (troppo bello…)

Passiamo all’altra riva!!!! Troppo pericoloso!!!
Le parole si dissolvono, i versi si scrivono con le onde della tempesta,
si scrivono con i drammi delle paure!!!,

...altro che novene popolari e capoversi da capogiro, canti gregoriani e cori da mille voci!!!

“Che sei pazzo o Dio, che fai dormi? Svegliati, svegliati!!!
Perché ci hai creati per lasciarci morire in questo inferno?
“È forse perché non c'erano sepolcri in Egitto che ci hai portati a morire nel deserto?
Che cosa ci hai fatto, portandoci fuori dall'Egitto? (Es14,11).

Come cavolo ragioni, ci hai tolto Orietta mentre i cattivi e i malvagi
che sono rimasti a riva, ridono di noi e hanno la meglio su tutto?

Non avete ancora Fede???
Ma cosa dici mai Maestro? Vuoi il nostro curriculum religioso?
I nostri attestati dei corsi da ministro straordinario?
Abbiamo anni di consigli pastorali, di convegni,
abbiamo comprato titoli, diplomi, attestati, carriere,
siamo monsignori, cardinali, arcipreti…
Nei nostri armadi c’è di tutto Maestro, un patrimonio religioso da fare invidia,
e tu osi dirci così?
"La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono." (Eb 11, 1) . La fede è la roccia per non temere i venti e le tempeste della vita. Ma è anche le ali per chi decide di volare alto. La fede è l'ancora che dà sicurezza nei momenti del dubbio e dell'incertezza. Ma è anche la vela che ti permette di prendere il largo. La fede è scommettere sulla vita qui, ora, per sempre. (Don Tonino Lasconi).
Si tratta di rimanere felici in mezzo alle onde tempestose di un mondo alla deriva, fuori dall’annebbiamento che circonda il coronavirus, consapevoli che un terremoto mondiale sta manipolando le coscienze e frantumando l’ecosistema; felici come lo sguardo di Don Pino Puglisi dinanzi alle pistole disperate, come quella dei sommi Sacerdoti del Tempio al colpo secco di ispirata sentenza: “Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera! (Gv 11, 49-50); felici come Don Tonino dinanzi alle due pallottole nella buca della posta e a Reggio Calabria dinanzi all’invito, fattogli da un Cardinale illustre, a non animare le rivolte sulle installazioni militari della Nato a Sigonella; felici come Don Roberto a Como con la sua colazione in mano: quel coltello non porta solo la firma dell’assassino ma anche delle nostre omertà che dietro alle finestre guardiamo senza coinvolgerci, ed ora che il pericolo è passato, ci affacciamo per osannarlo, così ci mettono dei like.

Il vento cessò!!!

Maestro è lo stupore del mattino di Pasqua è lo stupore che canta Giovanni nell’Apocalisse:
"Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello. ...Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l'Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita (Ap 7,14-16).
Sono il mangime, gli escrementi della storia che però fanno crescere il seme buono, sono i fuori legge, quelli fermati ai posti di blocco delle nostre curie, delle nostre porte sbarrate per chi non ha il passaporto, sono quelli che al mondo più che esseri umani sono schedati come divorziati, gay, prostitute e pubblicani moderni… che sanno ancora stupirci!!!
Sulle loro tombe cortei di esseri umani confusi ancora, storditi dal loro coraggio,
non convinti ancora, poiché i conti non tornano, i calcoli impazziscono…
Dobbiamo ammetterlo non sono più ai piedi di questa riva dove abbiamo cementato le nostre idee, dove scriviamo i nostri versi; dove ci sfoggiamo delle nostre maestrie; dove al gelo del nostro cuore fermo, conserviamo giovane la nostra pelle e grazie agli estetisti dai mille attestati, mummifichiamo la nostra smania di bellezza nel vanto dei nostri capi firmati dell’ultima moda…
dobbiamo ammettere, con amara verità, che se pur non ci manca niente,
su questa riva ci sentiamo così soli, così tristi, così delusi  

...lo saremo finché non avremo il loro coraggio di salire sulla tua Barca Maestro
e non solo guardarti dalla riva; finché non ci volteremo più indietro rimpiangendo l’Egitto;
finchè non ci addormenteremo sulle tue ginocchia con la certezza nel cuore della tua Parola:
“Do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano” (Gv 10, 28);
finché al turbine violento delle onde, rivestiti della tua potenza,
con lo “scudo della fede, spegneremo tutte le frecce infuocate del Maligno” (Ef 6,16).

Hanno da insegnarci i nostri fratelli del mediterraneo!!! Per avere il coraggio di sfidare la morte dovremo forse come loro provare la fame e sentire cadere le bombe sulle nostre case? E’ vero, attorno al loro il mare tempestoso di un narcotraffico mafioso che li travolge e li affonda, ma anche vero che nei loro occhi luccicanti ci sfugge il brivido della sfida che non abbiamo il coraggio di guardare, ci mette in crisi la triste e amara verità che solo chi profuma di mare e di tempesta
...è un uomo vivo, vero, come te Maestro.

A te che stai alla riva di tanti fallimenti, non guardarti da un virus, che per quanto può essere letale, non pensare che è l’unico che minaccia la tua vita.
Ci sono altri virus che irrigidiscono i muscoli, che addormentano la mente, che atrofizzano le mani, che anestetizzano le coscienze, che raffreddano il cuore: il virus di una politica sporca, il virus di un denaro guadagnato con disonestà, senza scrupoli, il virus di una religiosità sporca e ipocrita, il virus di amicizie di tornaconto!!!
A te che non ti decidi ancora a salire sulla barca, non pensare che ti sei salvato perché sei un asintomatico, asintomatico da tante liturgie domenicali, da tante prediche che non ti toccano minimamente, da tanti santini che porti dappertutto senza che ti coinvolgono, da tante cattedre conquistate dove dalle tue ricette non sprigiona nessun profumo di cucina.
A te che guardi da lontano i barconi sbattuti dalle onde pensando che ti è andata bene, fino ad ora…, domani non lo sai… non pensare che passato l’era del virus ti sei liberato, non serve la fatica di parare i colpi anche perchè qualcuno primo o poi ci beccherà di sicuro: la morte.
“Tutti nasciamo come originali ma molti muoiono come fotocopie” (Carlo Acutis)
A te allora l’Augurio per questo Anno Liturgico sui versi di Don Tonino, un grande nuotatore,
ha sfidato le onde di tante tempeste, ora è all’altra riva, non certo quella di una Beatificazione:

La Pasqua frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi, e perfino la morte, dal versante giusto: quello del «terzo giorno». Da quel versante le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate, lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo. Pasqua, festa che ci riscatta dal nostro passato! Allora, Coraggio! Non temete! Non c’è scetticismo che possa attenuare l’esplosione dell’annuncio: “le cose vecchie sono passate: ecco ne sono nate nuove”. Cambiare è possibile. Per tutti. Non c’è tristezza antica che tenga. Non ci sono squame di vecchi fermenti che possano resistere all’urto della grazia. (D. Tonino B.).
Non è usuale parlare di Pasqua a Natale, ma ne abbiamo bisogno…

non dimenticarti non solo di metterti la mascherina ma ricordati di metterla anche ai pastori del tuo presepe affinchè non si infettino del nostro natale sterile. AUGURI BUON ANNO LITURGICO!!!

ALCUNI AVVISI IMPORTANTI:
La sera del 29 Novembre sabato a S. Marco inizieremo l’Anno Liturgico alle ore 18, segue un momento di Festa. Accogliamo i nuovi Cooperatori delle nostre tre Comunità: Jenny Giamboi di Badiavecchia, Carmelina Calabrese di San Marco, Pippo Bartucciotto di San Basilio, sono il segno del nostro cammino insieme: con loro sulla barca del Maestro pronti ad affrontare le tempeste solo perché il maestro è con noi sulla barca.
I Programmi del Mese li trovate in fondo in Chiesa o nella bottega di Maria e Anna.

     Badiavecchia 19 Novembre 2020          P. Mario Salvatore Oliva



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Festa di Sant’Ugo

UGO valido MAESTRO a Badiavecchia eredi di una grande scuola
Sui sentieri che ogni anno percorriamo, la Festa di S. Ugo, diviene per la nostra Parrocchia un punto di arrivo:
        con Ugo ritorniamo al  cuore del nostro percorso.
Spesso ci capita di smarrire la strada, la meta che Gesù ci ha indicato, di entrare dentro il folclore di immagini sbiadite da ciò che ci sfugge e che li contiene: dare da bere, vestire, visitare un ammalato... bella meravigliosa pagina del Vangelo di Matteo ma...     ...dentro quelle nostre mani si può nascondere la verità nuda, non solo del nostro tornaconto, ma anche di quelle crisi esistenziali che ci portiamo dentro;
     affamati di successo, assetati di like, alla ricerca di vestiti firmati da amici, se così si possono chiamare, che ci adulano di complimenti regalandoci un curriculum vitae dove i contenuti sfuggono ai passanti di un mondo in corsa, e poi ritrovarci fuori patria nei circoli di questi percorsi bui, portando in noi le piaghe in putrefazione delle nostre debolezze, incatenati dentro labirinti, dove, trovare l’uscita non è per nulla facile.
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all'esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all'esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità
(Mt 26,27-28).
Ugo è un valido Maestro qui alla scuola di Badiavecchia da secoli
ci ha lasciato una preziosa “Eredità” ...e non ci vuole un notaio per firmare la proprietà!!!

Il pane dell’essenziale, ora et labora; l’acqua limpida della natura che ci circonda; il vestito di una vita scandita e ordinata animata dai tocchi del campanile; il segnale gps della Parola e dell’Eucarestia che come Israele ci fa ritornare nella nostra vera terra; le medicine delle rinunce e della terapia d’urto contro le frecce infuocate del maligno; le chiavi del monastero che ci mettono al riparo da ogni compromesso di facili affaristi e logiche di potere.
Distratti, come spesso è accaduto alla storia, ci siamo concentrati su quattro ossa del suo corpo, su poche giare rotte trovate nelle crepe di questa nostra terra, ma Paolo ci ammonisce ancora, “Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi (Ef 1,17-18).
Da questa eredità allora ritorniamo dentro i nostri passi per non essere travolti dalla moda
del vangelo ma nemmeno dal capogiro di una ideologia anticonformista e antireligiosa:

Se dobbiamo essere pane,
non ci può essere altro pane che sazia, quello del dono della nostra vita: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt10,39)...

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Festa di San Marco

Con Orietta impastati di Vangelo
Sulle sponde di questo mare del porto di Tricase l’eco delle parole di Don Tonino non si è disperso nel tempo ma ci raggiunge ancora per distruggere i nostri ormeggi pietrificati da un bipolarismo che come un virus ha mascherato le nostre scelte:
“Dai a questi miei amici e fratelli la forza di osare di più.
La capacità di inventarsi. La gioia di prendere il largo.
Il fremito di speranze nuove. Il bisogno di sicurezze
li ha inchiodati a un mondo vecchio, che si dissolve”
(Don Tonino B.).
In un mondo sempre più egocentrico nelle fessure disumane dove emergono i nostri desideri, si consumano le nostre uniche fatiche. Chiusi in noi stessi il nostro banale sforzo gira soltanto intorno ad una sola disperazione: quella di preservare un pizzico di bellezza che se ne va; la frenesia di un appagamento, che non ci soddisfa; la smania di vivere i brividi amari di un consumismo ormai esasperato. “Così dice il Signore degli eserciti: "Le larghe mura di Babilonia saranno rase al suolo, le sue alte porte saranno date alle fiamme. Si affannano dunque invano i popoli, le nazioni si affaticano per il fuoco" (Ger 51,58).
Senza più elevarci ci accorgiamo sorpresi, che ogni giorno marciamo e emaniamo l’odore di una putrefazione, che con i batteri contaminati, peggiori del coronavirus, seminiamo morte e terrore.
“Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due - è detto - diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! (1Cor 6, 15-18).
Diveniamo complici della fame e della sete del mondo, complici della loro nudità,
complici del loro fuggire su terre di speranza che le abbiamo trasformato
in rifiuto e disperazione, complici di averle incatenate dentro quel nome disumano di profughi
e complici delle loro ferite che gridano giustizia al cospetto di Dio.
“Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”
  (Gn 4,10).
Un seme che non si apre alla vita muore, (Gv 12,24-26); il piccolo spicciolo sotterrato nella terra non serve a nulla (Mt 25,25), “Concedi, o Signore, a questo popolo che cammina l'onore di scorgere chi si è fermato lungo la strada e di essere pronto a dargli una mano per rimetterlo in viaggio! (Don Tonino B.).
Solo quando sapremo uscire da noi stessi avviene l'incontro e la vita fiorisce, la roccia della nostra aridità si spacca e una sorgente di vita emerge (Es 17,6): in quel misterioso incontro di due cellule che si fondono, di due mani che si uniscono, ...e la vita danza!!!
E’ dal costato di Adamo che nasce il grembo (Gn 2,21), ma dal costato di Cristo nasce una fonte inesauribile di vita che toccando le nostre ossa aride ci fa uscire dai sepolcri rivestiti della vita che non ha fine (Ez 37,1-14), lo proclama Giovanni a tutta la creazione: Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza
                         è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. (Gv 19,35).
    ...allora è festa quando come Marco sapremo impastarci di Vangelo, diventando pane
che si moltiplica (Mc 6,34-44) e nelle fessure di una morte disumana, come quella di Orietta,
sapremo cantare come Lei:
  “Benedici il Signore anima mia tu che sei rivestito di maestà e di splendore
sei tanto grande Signore mio Dio.  Voglio cantare al mio Signore finche avrò vita
lodare sempre e inneggiare a lui finchè esisto, gli sia gradito il mio canto e gioirò per sempre nel Signore”.
E faremo festa con Lei non per esaltare le malinconie di ricordi e di un passato che ci spezza,
ma per alzare gli orizzonti di una vita, che impastata con la nostra, rinasce, risorge e dona,
è Festa poichè con Orietta svegliamo l'aurora; scriviamo il Vangelo, con le lettere dell’amore;
Gridiamo, noi che non abbiamo ammainato le vele “abbiamo visto l'amore vincere”!!!


NOTA BENE: LA NOSTRA FESTA QUEST’ANNO VUOLE ESSERE UN INNO DI GRATITUDINE E DI AMORE ALLA NOSTRA ORIETTA CHE SARA’ RESA PREZIOSA DALLA VISITA DEL NOSTRO ARCIVESCOVO, GIOVANNI ACCOLLA, IL 6 SETTEMBRE. SARA’ PROPRIO LUI A BENEDIRE LA STRAORDINARIA OPERA PROGGETTATA DALLA NOSTRA ROMINA CALABRESE E OFFERTA DAL NOSTRO GRANDE GIUSEPPE PUGLISI, INNALZANDOLA A PERENNE RICORDO DELLA SUA RICCA TESTIMONIANZA DI AMORE A GESÙ E ALLA NOSTRA PARROCCHIA.
Quest’anno a causa delle restrizioni previste dall’emergenza sanitaria del Covid 19 ma anche per quelle scelte che contraddistinguono la Festa di S. Marco, viene compromesso il sostegno per affrontare le spese ordinarie della nostra Chiesa. Per far fronte a questo problema ho deciso insieme al Consiglio Pastorale di organizzare una raccolta fondi, solo nelle nostre tre frazioni, per sostenere la Comunità di S. Marco: quello che la vostra libera generosità vorrà donarci vuole essere solo un di sostegno: non si raccoglie per la Festa ma per il sostentamento della Comunità di S. Marco per l’anno 2020, 2021.

                                    Porto di Tricase 12 Agosto 2020           Mario Salvatore Oliva



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Festa di San Basilio

...e lo Spirito discende!!! e l’umanità danza nell’amore: L’AVETE FATTO A ME!!!
Sopra questa umanità c’è un cielo che si apre verso l’infinito, oltre l’universo, così immenso, così straordinario!!! Non ce lo possiamo permettere di lasciarci incatenare da un piccolo mondo con la sua confinata e fragile storia, dentro una pandemia dove il contagio della diffidenza ha superato quello del covid19. Con un futuro di illusioni, questo mondo crede di avere la lampada per leggere le future sorti ma deve, con coerenza ammettere, che rimane piccolo e talmente piccolo e spiazzato dinanzi a quell’immenso che “siamo dentro” e dinanzi a quella “forza di vita che mai si arrende”.
Oltre i nostri limiti si frantumano le certezze dei calcoli, lo stupore dissolve le formule di ogni scienza, e mentre sembrava imminente l’annuncio della “Messa è finita”, tutto misteriosamente risorge: si moltiplica il pane (Mt 15,36-38), nei deserti aridi cominciano a scorrere i fiumi (Is 43,19), la veste di sacco si cambia in abito di gioia (Sal 30,12), tutti i confini della terra contemplano la vittoria del nostro Dio (Sal 98,3), sulle ossa aride rinasce la vita (Ez 37) e viene proclamata per sempre la liberazione (Lc 4,18)!!!

Sulla terra, gli uomini sono chiamati a vivere secondo questo archetipo trinitario:
a mettere, cioè, tutto in comunione sul tavolo della stessa umanità…
«La pace è convivialità. È mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi.
E l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da togliere dalle nebbie dell’omologazione,
dell’appiattimento. Un volto da contemplare, da guardare e da accarezzare,
e la carezza è un dono. La carezza non è mai un prendere per portare a sé, è sempre un dare.
E la pace cos’è? È convivialità delle differenze.
È mettersi a sedere alla stessa tavola fra persone diverse, che noi siamo chiamati a servire». (Don Tonino B.)

Al nostro piccolo Paese che si prepara a vivere questa grande festa, con le giuste misure di distanza di sicurezza, vi invito ad osare di più: manteniamo le distanze da quanti vogliono invano sbarrare le nostre strade e vogliono con i sipari delle loro denunce chiudere lo sguardo all’orizzonte; manteniamo le distanze da certi nostri “rigiocchi”, dove le nostre conoscenze futili non vanno oltre il naso; manteniamo le distanze da chi dentro un pezzo di pane ci ha messo la bevanda amara dei tornaconti e spogliandoci della nostra identità ci marchia, come gli ebrei nei lager, con il marchio della sottomissione per poi abbandonarci nelle corsie di tante malattie, incatenati per sempre ad un destino infame:
Dai ad essi, Signore, la volontà decisa di rompere gli ormeggi. Per liberarsi da soggezioni antiche e
nuove. La libertà è sempre una lacerazione! Non è dignitoso che, a furia di inchinarsi, si spezzino
la schiena per chiedere un lavoro «sicuro». Non è giusto attendersi dall'alto le «certezze»
del ventisette del mese. Stimola in tutti, nei giovani in particolare, una creatività più fresca, una fantasia
più liberante, e la gioia turbinosa dell'iniziativa che li ponga al riparo da ogni prostituzione. (Don Tonino B.)

O Basilio il grande dagli occhi limpidi che voli sulle ali di una Colomba bianca
prendici anche noi lassù dove lo sguardo è più ampio
dove il cielo è pulito dove tutto si apre e si libera!!!
O Tu che ardi del fuoco della Parola che rompe i cenacoli e vivifica la Pentecoste
incendiaci di quell’Amore affinché si dissolvono le paure
e rivestiti dell’armatura potente possiamo spegnere le frecce infuocate del maligno!!!
O Tu che nel fango di umanità fragile contempli il Soffio che tutto risorge
smuovici dalle nostre soste permanenti
dove paghiamo le multe del lamento e della disperazione
poichè solo allora come Te, non solo ci scopriremo di essere Grandi,
ma vedremo fiorire in noi il “Dono di diventare Dio per grazia!!!”

NOTA BENE: Quest’annoa causa delle restrizioni previste dall’emergenza
sanitaria del Covid 19 non potremo organizzare la Festa come ogni anno,
con i colori delle nostre tradizioni, di conseguenza viene compromesso
il contributo che rimane ogni anno per sostenere le spese ordinarie della
nostra Chiesa. Per far fronte a questo problema ho deciso insieme al
Consiglio Pastorale di organizzare una raccolta fondi, solo nelle nostre
tre Comunità, per sostenere la Comunità di S. Basilio: quello che la vostra
libera generosita’ vorrà donarci vuole essere solo quella di sostegno:
non si raccoglie per la Festa ma per il sostentamento
della Comunità di S. Basilio per l’anno 2020, 2021.


       Badiavecchia 28 Giugno 2020           Mario Salvatore Oliva

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...PENTECOSTE!!! "DENTRO UN FUOCO DI LUCE"

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Mt 28,19
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni
e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito,
camminiamo anche secondo lo Spirito. Galati 5, 22-25.

Dal Padre, per mezzo di Gesù, nello Spirito Santo veniamo immersi nella Vita stessa di Dio:

* la sua Vita prende forma con un pizzico di lievito, delle nostre acidità, con la farina delle nostre capacità veniamo impastati dalla forza potente del Vangelo e nel Fuoco dello Spirto diventiamo Pane per il mondo…;
* il suo Amore, penetrando nei nostri cuori pietrificati dall’arsura, libera quell’acqua viva delle nostre conquiste, ristagnate dall’egoismo e dalle nostre chiusure, e arricchiti dai Sali minerali della Liturgia, diventiamo acqua zampillante che disseta il mondo e da vita ai deserti aridi (Sal 107,35) …;
* la Sua Comunione d’Amore rompe i muri di cemento armato dei nostri egoismi, dei nostri preconcetti, delle nostre solitudini, delle nostre paure, e nella convivialità delle differenze (Don Tonino Bello), unendo le nostre mani con il forestiero, non più minaccia ma polline che feconda, ci rende capaci di frutti gustosi e di cibi succulenti (Is 25,20) …;
* il Soffio della sua circolarità d’Amore tocca il fango che ci portiamo addosso, di tanti fallimenti, di tante prove disumane, di tante lacerazioni, e intessendoli tra loro ci rende concime per i tanti alberi nudi che, fertilizzati dall’amore, si rivestono di foglie e diventano casa per i tanti uccelli che volano liberi...;
* la sua Tenerezza si riversa come balsamo sulle tante nostre ferite che, nel frantoio del nostro capolinea, fa sgorgare un olio che guarisce e che si riversa sulle tante ferite del mondo, e mentre portiamo i pesi gli uni degli altri, le ferite diventano feritoie della sua Luce (Ermes Ronchi)  che consola...;
* la sua Potenza distrugge le tante catene inique delle nostre scelte sbagliate, liberandoci dal giogo di tante corruzioni, di tanti interessi sporchi, del dio denaro che ci inebria per farci poi svegliare nella nuda realtà di un labirinto dove è difficile trovare la via d’uscita -  è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago (Mt 19,24)  - e solo perché  liberi, smuoviamo i massi dei sepolcri, congegnati ad ok dal principe di questo mondo mentre tende invano trappole per fermarci...

L’Augurio di questa straordinaria Pentecoste è che questo raggio dello Spirito
che vibra nelle Parole di Orietta, rompa gli argini della nostra cassaforte blindata,
ci innalzi oltre quel limite che ci tiene rinchiusi nelle miopie delle nostre illuse sicurezze:

“La beatitudine non sta nel cercare, nel desiderare, nell’avere fame, ma sta nella causa,
cioè nella promessa di Dio “ saranno saziati”. Dio sazierà, è una promessa del compimento
della vita oltre la morte. Ma è solo quello, è un annuncio che si realizza già nel presente:
Dio, garantendo di saziare, garantisce la vita. Dio propone proprio la Sua persona
come capace di saziare; non viene detto che verrà saziato con degli oggetti,
ma che verrà saziato con la giustizia. Colui che ha fame e sete di giustizia
sarà soddisfatto raggiungendo la giustizia, cioè la buona relazione con Dio.
La sazietà, la pienezza di vita, chiamiamola soddisfazione personale piena
e definitiva, viene raggiunta nell’incontro con Dio,
anticipato in questa vita e pieno ed eterno oltre la morte” (Orietta).


...è solo allora che nell’ultimo respiro a questo mondo,
accoglieremo il grande e solenne invito di gioia:
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno
preparato per voi fin dalla creazione del mondo!!!” (Mt 25, 34)  


          Badiavecchia 25 Maggio 2020                        P. Mario Salvatore Oliva

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